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Quell’attimo di beatitudine

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Quell’attimo di beatitudine

Di e con Christian di Filippo
Luci Adriano Antonucci
Musiche Elio D’alessandro
Aiuto regia Viola Carinci
Assistente alla regia Celeste Tartaglia

Foto e video Giulio Maria Cavallini
Foto locandina Vincenzo Parlati
Produzione AMAranta Indoors / AMA Factory
Spettacolo vincitore della XXIII edizione del palio poetico musicale teatrale Ermo Colle

N vive in una Citroen Diana da dieci anni e passa le giornate a guardare la gente negli appartamenti del palazzo di fronte attraverso le loro finestre; Gente che vive all’insegna della normalità, tra Rai uno e tavole sparecchiate.

N scrive molte lettere. Le scrive anche per far sì che il quartiere venga tenuto in modo decoroso, apportandone migliorie, solo che nessuno si è mai accorto di lui. Un giorno però, sentendosi tutti osservati, i condomini decidono di mandarlo via. A quel punto N brucia la sua macchina, mettendo in pericolo l’intero palazzo, venendo perciò accusato di omicidio doloso e infine arrestato.

All’interno del carcere scopre di essere un santone in grado di curare i mali degli altri detenuti, e la sua cella si trasforma in un luogo di pellegrinaggio. Si parla dei suoi poteri anche fuori dal carcere, così da essere notato dal programma “Trovato” , che va in onda tutti i mercoledì su Rai1, che deciderà di ospitarlo in diretta, nel salotto della terza puntata, assieme al Papa.

Trailer

Note di Regia

Christian di Filippo

Cosa vuol dire essere santi oggi?

Partendo dal teatro del drammaturgo inglese Alan Bennett e dalla sua “dissacrante” immediatezza, nasce Quell’attimo di beatitudine: Un’indagine contemporanea sulla Fede e di come, al giorno d’oggi, persino questa venga usata (e abusata) per fini commerciali, in un’epoca – la nostra – in cui “lo sguardo non è mai libero. Sbatte sempre contro un cartellone pubblicitario in grado di prometterti la felicità”. Allora la domanda è: come e dove possiamo riuscire a trovare la fede oggi, se tutto sembra piegarsi a LOGICHE di mercato? Lo spettacolo non offre risposta (anche perché il compito del teatro è quello di fare domande), e lo spettatore dovrebbe porsi la questione (o almeno si spera) in maniera onesta e libera da interpretazioni aprioristiche.

In Quell’attimo di beatitudine si affronta il tema della Bellezza: quella che potremmo scorgere se ci fermassimo a guardare le cose così come sono nella loro interezza, pur rischiando di risultare Strani o Diversi agli occhi degli altri.

È un monologo in continuo contatto col pubblico, in cui ogni forma di quarta parete viene abolita e tutto quello che accade di sera in sera, diventa drammaturgia utile allo spettacolo: Un rumore, una mosca che passa casualmente sulla scena, uno sguardo particolare, diventando essenza di ciò che il protagonista incarna: Un uomo nel presente.

Il linguaggio utilizzato, in grado di restituire allo spettatore un pensiero frammentario e spezzato, aderente alla contemporaneità, sfocia in territori surreali, poetici, quasi da teatro dell’assurdo.
Inoltre, tra volantini che la chiesa di Via Mazzini lascia sulla macchina abbandonata, praticando forme di proselitismo di serie B, ridicoli dispetti che N e K si fanno a vicenda e dialoghi con il papa, per sessanta minuti viene messa la lente d’ingrandimento in un mondo apparentemente privo di senso. Ma è proprio lì, nella mancanza di senso, che si può trovare quell’attimo di beatitudine.

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